Banana Yoshimoto, giovane scrittrice giapponese, a "soli" 54 anni ha già pubblicato oltre 40 romanzi. Da molti stimata come scrittrice per ragazzi, trovo invece significativa la sua produzione letteraria.
Kitchen, il primo romanzo dell'autrice
L'ultima lettura alla quale mi sono dedicato è proprio il romanzo del quale ho pubblicato la foto della copertina: Kitchen. Può sembrare una lettura banale - se ci fermassimo semplicemente ad analizzare lo stile della Yoshimoto, diremmo che si tratta di una lettura per adolescenti - tuttavia presenta argomenti trattati in modo magistrale. E' profonda l'analisi psicologica dei personaggi, analisi che sfocia nella trattazione di argomenti profondamente caratterizzanti l'individuo nel suo quotidiano. In primis, l'argomento maggiormente affrontato dall'autrice è la solitudine. Il romanzo racconta dettagliatamente la vicenda di una ragazza - Mikage - che dopo aver perso la nonna rimane sola.
"Non avevo al mondo nessuno del mio sangue,
potevo andare in qualunque
posto, fare qualunque cosa.
Provai una sorta di vertigine.
Stavo
toccando con mano e vedendo con i miei occhi,
per la prima volta, quanto
fosse immenso il mondo e profonda l'oscurità e l'infinito fascino e
solitudine di tutto ciò"
Per un certo periodo di tempo trova ospitalità presso la casa di Yuichi Tanabe, suo compagno di università. Da un amore smodato per la cucina, partono diversi spunti, frammenti di storie diverse, che confluiscono tutti nel vero e proprio plot. Mikage soffre molto a causa della solitudine, che talvolta le causa sonni agitati decorati da incubi - ma anche da sogni premonitori. Nonostante ciò, in Kitchen esistono anche episodi dai tratti umoristici di breve durata, ad esempio la vicenda della madre di Yuichi, al secolo suo padre.
"Quella era una mamma? Ero allibita e non riuscivo a staccare
gli occhi
da lei. I capelli lucidi le arrivavano alle spalle,
la luce profonda
degli occhi a mandorla,
la forma perfetta delle labbra, il profilo
deciso
e la luminosità vibrante che irradiava
da tutto il suo essere...
non sembrava umana."
La transessualità della madre del ragazzo dapprima colpisce perchè inaspettata, ma proseguendo con la lettura essa diventa il punto di partenza per iniziare il lungo discorso sulla morte, portato avanti sino alla fine del romanzo. La cucina diventerà per Mikage il punto d'appiglio per sopravvivere alle nefandezze della vita.
"Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si
trova, com'è fatta:
purché sia una cucina, un posto dove si fa da
mangiare,
io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute.
Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti
e le piastrelle
bianche che scintillano"
La cucina è arte, è dialogo, è amore, è condivisione. Tutto può la cucina, persino avvicinare le persone e a far si che possa sbocciare un nuovo amore.
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